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'''Sogni d'Oro - recensione canzone e video'''
 
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La figura metrica più usata in prevalenza nel testo di “Sogni d’Oro” è l’enjambement. Lo stile è discorsivo e usa il linguaggio parlato normalmente da tutti. La voce è chiara e intellegibile. Il narratore si rivolge a quanti lo ascoltano e a quanti no. Insomma, a tutti quanti, ma poi si rivolge in particolare a chi non ne può più di vivere nella società che il narratore giudica tirannica. La struttura usata è quella del verso libero. C’è una sorta di rima interna tra “questa” del verso 4 e “manifesta” del verso 5. Una licenza poetica è alla base della frase “Per far che i sogni” del verso successivo: manca il “sì” tra “per” e “che”. Alla fine di ogni gruppo di versi, ritornello compreso, c’è una sorta di coda rappresentato, come “tirannica” e “nell’anima”. Sulla parola “realtà” del ritornello c’è il suono di quello che uscirebbe da una bacchetta magica. E’ ossimorico il concetto di rivendicare la pace che c’è nella seconda strofa. A livello contenutistico Sogni d’oro, canzone di denuncia, tratta di chi sfida un mondo che non riconosce come suo diritto basilare quello, inviolabile, di sognare, una sorta di richiamo alle armi per chi legge il testo. In quanto alla musica, il brano è basato sulla scala di re # maggiore, e segue questo schema lungo tutta la declamazione del testo: re # maggiore, do minore, la # maggiore. Il ritmo ha una falsa partenza come binario, poi però si risolve in uno ternario, almeno fino a quando non c’è la parte cantata. In seguito il ritmo è ternario. Il ritmo è determinato dalle percussioni suonate con dolcezza,  per non turbare il sogno degli ascoltatori. Il tappeto sonoro è costituito dagli archi, sintetizzati al computer. L’apertura è dato da alcuni accordi di una pianola, a cui si sovrappone l’assolo di una chitarra elettrica, che prosegue per tutta la canzone suonando gli stessi accordi, come una ninna nanna che si ripete fino a quando ci addormentiamo. Dopo la prima ripetizione del ritornello c’è il prevalere di un gruppo di archi che suonano una linea melodica solista. Poi c’è un salto a fa maggiore, in coincidenza del velocizzarsi del ritmo. Alla declamazione dell’ultimo ritornello suonano i piatti. La coda finale è una sorta di ripresa degli accordi iniziali però sempre in fa maggiore e arricchiti dalle percussioni. Quando sembra finita solo la pianola accompagna i primi due versi del ritornello, che s’interrompono a “quelli che...” Il video di “Sogni d’Oro” è ambientato in una casa, dove una bambina assiste a una sua esibizione in TV di Alessandro Spina, ma la madre, vista l’ora, ritiene opportuno mandare a nanna la figlia spegnendo la TV. Questa bimba diventa la protagonista dei Sogni d’Oro di Alessandro Spina. I suoi giocattoli, svegliandosi al suono della musica che si diffonde nella cameretta della bimba, iniziano a folleggiare e incosciamente coinvolgono la piccola sognatrice. E' significativo la personificazione che Spina fa, attraverso i pupazzi che presenta subito in scena nella cameretta, di noi esseri umani, che come questi ci si aspetta che si rimanga passivi dinanzi agli accadimenti della vita. C’è una sorta di aspettativa sulla fonte del suono, fino all’inquadratura del microfono tipo anni 60 (rimando alla nostalgia per i bei tempi andati?) e poi al cantante. Inizialmente la musica è interna rispetto alla diegetica dell’immagine, poiché proiettata dallo schermo televisivo, e il suono come tale è deacusmatizzato. La qualità della riproduzione però è stranamente perfetta, quindi si tratta di un suono mediato. Anche se poi l'apparecchio viene spento, la canzone continua ancora a suonare, che da qui in poi è extradiegetica e diventa acusmatica - si sente, ma non si vede chi sta cantando. Poi però c’è un’alternanza tra l’immagine del cantante che esegue la canzone e la situazione del video, come se la televisione sia rimasta ancora accesa. Mentre suona il verso “La vita è questa, non è un gioco” vediamo la bambina salta gioiosamente sul lettino. Non appena parte il primo ritornello, c'è una sincronia tra il sogno della fanciulla e il risveglio dei giocattoli. Ossimorico è il sentire “sgobbano” vedendo la bimba dormire. Il loro folleggiare aumenta d'intensità in corrispondenza del principiare del ritornello. Il ponte tra la prima e la seconda ripetizione del ritornello coincide col momento in cui la piccola sognatrice, si risveglia per condividere in armonia la pace col mondo che la circonda impartendo lezioni di amore e speranza come quelle che Dio ci ha sempre insegnato, che con la velocizzazione del ritmo del brano si manifestano in tutto il suo splendore. L’ultimo verso del ritornello finale “Sogni d’Oro, a tutti quanti, e a quelli che…” è uno slogan che mette ancora più in evidenza l’invito alla riflessione . Durante la coda finale la madre va a vedere premurosa se la piccola dorme serena, e accertata di ciò il sogno della piccola continua affinché si possa costruire un futuro migliore.   
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La figura metrica più usata in prevalenza nel testo di “Sogni d’Oro” è l’enjambement. Lo stile è discorsivo e usa il linguaggio parlato normalmente da tutti. La voce è chiara e intellegibile. Il narratore si rivolge a quanti lo ascoltano e a quanti no. Insomma, a tutti quanti, ma poi si rivolge in particolare a chi non ne può più di vivere nella società che il narratore giudica tirannica. La struttura usata è quella del verso libero. C’è una sorta di rima interna tra “questa” del verso 4 e “manifesta” del verso 5. Una licenza poetica è alla base della frase “Per far che i sogni” del verso successivo: manca il “sì” tra “per” e “che”. Alla fine di ogni gruppo di versi, ritornello compreso, c’è una sorta di coda rappresentato, come “tirannica” e “nell’anima”. Sulla parola “realtà” del ritornello c’è il suono di quello che uscirebbe da una bacchetta magica. E’ ossimorico il concetto di rivendicare la pace che c’è nella seconda strofa. A livello contenutistico Sogni d’oro, canzone di denuncia, tratta di chi sfida un mondo che non riconosce come suo diritto basilare quello, inviolabile, di sognare, una sorta di richiamo alle armi per chi legge il testo. In quanto alla musica, il brano è basato sulla scala di re # maggiore, e segue questo schema lungo tutta la declamazione del testo: re # maggiore, do minore, la # maggiore. Il ritmo ha una falsa partenza come binario, poi però si risolve in uno ternario, almeno fino a quando non c’è la parte cantata. In seguito il ritmo è ternario. Il ritmo è determinato dalle percussioni suonate con dolcezza,  per non turbare il sogno degli ascoltatori. Il tappeto sonoro è costituito dagli archi, sintetizzati al computer. L’apertura è dato da alcuni accordi di una pianola, a cui si sovrappone l’assolo di una chitarra elettrica, che prosegue per tutta la canzone suonando gli stessi accordi, come se si stesse raccontando una favola. Dopo la prima ripetizione del ritornello c’è il prevalere di un gruppo di archi che suonano una linea melodica solista. Poi c’è un salto a fa maggiore, in coincidenza del velocizzarsi del ritmo. Alla declamazione dell’ultimo ritornello suonano i piatti. La coda finale è una sorta di ripresa degli accordi iniziali però sempre in fa maggiore e arricchiti dalle percussioni. Quando sembra finita solo la pianola accompagna i primi due versi del ritornello, che s’interrompono a “quelli che...” Il video di “Sogni d’Oro” è ambientato in una casa, dove una bambina assiste a una sua esibizione in TV di Alessandro Spina, ma la madre, vista l’ora, ritiene opportuno mandare a nanna la figlia spegnendo la TV. Questa bimba diventa la protagonista dei Sogni d’Oro di Alessandro Spina. I suoi giocattoli, svegliandosi al suono della musica che si diffonde nella cameretta della bimba, iniziano a folleggiare e incosciamente coinvolgono la piccola sognatrice. E' significativo la personificazione che Spina fa, attraverso i pupazzi che presenta subito in scena nella cameretta, di noi esseri umani, che come questi ci si aspetta che si rimanga passivi dinanzi agli accadimenti della vita. C’è una sorta di aspettativa sulla fonte del suono, fino all’inquadratura del microfono tipo anni 60 (rimando alla nostalgia per i bei tempi andati?) e poi al cantante. Inizialmente la musica è interna rispetto alla diegetica dell’immagine, poiché proiettata dallo schermo televisivo, e il suono come tale è deacusmatizzato. La qualità della riproduzione però è stranamente perfetta, quindi si tratta di un suono mediato. Anche se poi l'apparecchio viene spento, la canzone continua ancora a suonare, che da qui in poi è extradiegetica e diventa acusmatica - si sente, ma non si vede chi sta cantando. Poi però c’è un’alternanza tra l’immagine del cantante che esegue la canzone e la situazione del video, come se la televisione sia rimasta ancora accesa. Mentre suona il verso “La vita è questa, non è un gioco” vediamo la bambina salta gioiosamente sul lettino. Non appena parte il primo ritornello, c'è una sincronia tra il sogno della fanciulla e il risveglio dei giocattoli. Ossimorico è il sentire “sgobbano” vedendo la bimba dormire. Il loro folleggiare aumenta d'intensità in corrispondenza del principiare del ritornello. Il ponte tra la prima e la seconda ripetizione del ritornello coincide col momento in cui la piccola sognatrice, si risveglia per condividere in armonia la pace col mondo che la circonda impartendo lezioni di amore e speranza come quelle che Dio ci ha sempre insegnato, che con la velocizzazione del ritmo del brano si manifestano in tutto il suo splendore. L’ultimo verso del ritornello finale “Sogni d’Oro, a tutti quanti, e a quelli che…” è uno slogan che mette ancora più in evidenza l’invito alla riflessione. Durante la coda finale la madre va a vedere premurosa se la piccola dorme serena, e accertata di ciò il sogno della piccola continua affinché si possa costruire un futuro migliore.   
  
 
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Latest revision as of 14:25, 23 June 2008

Biografia

Alessandro Spina è un poeta e cantautore italiano di musica pop. Nato ad Augusta (Siracusa) nel 1975, ha un lungo apprendistato sia presso la Federazione Universitaria Cattolica Italiana che nella scuola di musica “A tempo di musica” di Siracusa, pur alternandolo agli studi in Economia e a un lavoro come operatore telefonico. Nel 2007 viene scoperto da Maurizio Agrò, fondatore della casa discografica ed editoriale Discovery Edition, il quale decide di lanciarlo come artista della sua etichetta. Attualmente sta promuovendo, sia dentro che fuori dal web - del 1 gennaio 2008 è l'esibizione presso il castello Ursino di Catania - il suo primo singolo, Sogni d’Oro.

Sogni d'Oro - il testo

Sogni d’oro a tutti quanti,

E a quelli che, che sono stanchi

Di vivere in questa società... tirannica.

La vita è questa, non è un gioco,

Non è la stessa, si manifesta 5

Per far che i sogni diventino realtà... nell’anima.

Sogni, sogni d’oro

A tutti quelli che vivono,

Che sgobbano cercando un sogno,

Sai... gratificante. 10

Sogni, sogni d’oro

A tutti quelli che vivono,

Che sognano una realtà

Che dia... più lealtà.

Sogni d’oro a tutti quanti, 15

E a quelli che, che non son stanchi

Di vivere in questa civiltà... atomica.

La pace è un sogno, se la si vuole

Sta solo a noi rivendicarla,

Per fare in modo che la felicità... sia poi realtà. 20

Sogni, sogni d’oro

A tutti quelli che vivono,

Che sgobbano cercando un sogno,

Sai... gratificante.

Sogni, sogni d’oro 25

A tutti quelli che vivono,

Che sognano una realtà Che dia... più lealtà.

Sogni, sogni d’oro

A tutti quelli che vivono, 30

Che sgobbano cercando un sogno, Sai... gratificante.

Sogni, sogni d’oro

A tutti quelli che vivono,

Che sognano una realtà 35

Che dia... più lealtà.

Sogni d’oro a tutti quanti,

E a quelli che...

Sogni d'Oro - recensione canzone e video

La figura metrica più usata in prevalenza nel testo di “Sogni d’Oro” è l’enjambement. Lo stile è discorsivo e usa il linguaggio parlato normalmente da tutti. La voce è chiara e intellegibile. Il narratore si rivolge a quanti lo ascoltano e a quanti no. Insomma, a tutti quanti, ma poi si rivolge in particolare a chi non ne può più di vivere nella società che il narratore giudica tirannica. La struttura usata è quella del verso libero. C’è una sorta di rima interna tra “questa” del verso 4 e “manifesta” del verso 5. Una licenza poetica è alla base della frase “Per far che i sogni” del verso successivo: manca il “sì” tra “per” e “che”. Alla fine di ogni gruppo di versi, ritornello compreso, c’è una sorta di coda rappresentato, come “tirannica” e “nell’anima”. Sulla parola “realtà” del ritornello c’è il suono di quello che uscirebbe da una bacchetta magica. E’ ossimorico il concetto di rivendicare la pace che c’è nella seconda strofa. A livello contenutistico Sogni d’oro, canzone di denuncia, tratta di chi sfida un mondo che non riconosce come suo diritto basilare quello, inviolabile, di sognare, una sorta di richiamo alle armi per chi legge il testo. In quanto alla musica, il brano è basato sulla scala di re # maggiore, e segue questo schema lungo tutta la declamazione del testo: re # maggiore, do minore, la # maggiore. Il ritmo ha una falsa partenza come binario, poi però si risolve in uno ternario, almeno fino a quando non c’è la parte cantata. In seguito il ritmo è ternario. Il ritmo è determinato dalle percussioni suonate con dolcezza, per non turbare il sogno degli ascoltatori. Il tappeto sonoro è costituito dagli archi, sintetizzati al computer. L’apertura è dato da alcuni accordi di una pianola, a cui si sovrappone l’assolo di una chitarra elettrica, che prosegue per tutta la canzone suonando gli stessi accordi, come se si stesse raccontando una favola. Dopo la prima ripetizione del ritornello c’è il prevalere di un gruppo di archi che suonano una linea melodica solista. Poi c’è un salto a fa maggiore, in coincidenza del velocizzarsi del ritmo. Alla declamazione dell’ultimo ritornello suonano i piatti. La coda finale è una sorta di ripresa degli accordi iniziali però sempre in fa maggiore e arricchiti dalle percussioni. Quando sembra finita solo la pianola accompagna i primi due versi del ritornello, che s’interrompono a “quelli che...” Il video di “Sogni d’Oro” è ambientato in una casa, dove una bambina assiste a una sua esibizione in TV di Alessandro Spina, ma la madre, vista l’ora, ritiene opportuno mandare a nanna la figlia spegnendo la TV. Questa bimba diventa la protagonista dei Sogni d’Oro di Alessandro Spina. I suoi giocattoli, svegliandosi al suono della musica che si diffonde nella cameretta della bimba, iniziano a folleggiare e incosciamente coinvolgono la piccola sognatrice. E' significativo la personificazione che Spina fa, attraverso i pupazzi che presenta subito in scena nella cameretta, di noi esseri umani, che come questi ci si aspetta che si rimanga passivi dinanzi agli accadimenti della vita. C’è una sorta di aspettativa sulla fonte del suono, fino all’inquadratura del microfono tipo anni 60 (rimando alla nostalgia per i bei tempi andati?) e poi al cantante. Inizialmente la musica è interna rispetto alla diegetica dell’immagine, poiché proiettata dallo schermo televisivo, e il suono come tale è deacusmatizzato. La qualità della riproduzione però è stranamente perfetta, quindi si tratta di un suono mediato. Anche se poi l'apparecchio viene spento, la canzone continua ancora a suonare, che da qui in poi è extradiegetica e diventa acusmatica - si sente, ma non si vede chi sta cantando. Poi però c’è un’alternanza tra l’immagine del cantante che esegue la canzone e la situazione del video, come se la televisione sia rimasta ancora accesa. Mentre suona il verso “La vita è questa, non è un gioco” vediamo la bambina salta gioiosamente sul lettino. Non appena parte il primo ritornello, c'è una sincronia tra il sogno della fanciulla e il risveglio dei giocattoli. Ossimorico è il sentire “sgobbano” vedendo la bimba dormire. Il loro folleggiare aumenta d'intensità in corrispondenza del principiare del ritornello. Il ponte tra la prima e la seconda ripetizione del ritornello coincide col momento in cui la piccola sognatrice, si risveglia per condividere in armonia la pace col mondo che la circonda impartendo lezioni di amore e speranza come quelle che Dio ci ha sempre insegnato, che con la velocizzazione del ritmo del brano si manifestano in tutto il suo splendore. L’ultimo verso del ritornello finale “Sogni d’Oro, a tutti quanti, e a quelli che…” è uno slogan che mette ancora più in evidenza l’invito alla riflessione. Durante la coda finale la madre va a vedere premurosa se la piccola dorme serena, e accertata di ciò il sogno della piccola continua affinché si possa costruire un futuro migliore.

Links

http://www.alessandrospina.net/ - Il sito ufficiale di Alessandro Spina

http://www.myspace.com/alessandrospina - Il MySpace di Alessandro Spina

http://www.youtube.com/watch?v=uDDYYEE0-YI e http://www.youtube.com/watch?v=C0loAGgv3O4 - Videoclip di Sogni d'Oro su You Tube

http://www.pcfilmonline.com/web/pcfilm.htm - Il sito della PcFilmOnline

http://www.comunicatistampa.biz/musica/2007/09/18/vivere-amare-sognare-una-canzone-per-sperare-2/ - Recensione di Sogni d’Oro

http://www.discovery-edition.com/ - Il sito ufficiale della casa discografica ed editoriale Discovery Edition

http://www.discovery-edition.com/osc/autori.phpa=alessandro_spina - La pagina della Discovery Edition su Alessandro Spina ==</nowiki>

--zaffiro84 08:03, 22 June 2008 (PDT) domenica 23 giugno 17.04